lunedì 1 giugno 2015

[RdL] Il sentiero che non c'è

(c) by Skittycat

Bosco di Altavalle, 5° ahoer crescente (21 aprile)

Man mano che la compagnia avanza, la vegetazione diventa sempre più fitta. Già da metà giornata è necessario farsi strada a colpi di machete. Spesso il gruppo è costretto a tornare sui suoi passi a causa di ostacoli che bloccano la strada: un gruppo di alberi troppo ravvicinati per essere superati, una roccia, un dirupo, nidi di calabroni…
La contessa sopporta tutte le fatiche in silenzio, mostrando molta più determinazione di quanto le apparenze lasciassero intuire.
La serata si conclude subito dopo la cena: tutti sono troppo stanchi per parlare, per cui si stabiliscono i turni di guardia e si dorme nella propria tenda. Fortunatamente la notte non porta spiacevoli sorprese.

Bosco di Altavalle, 5° tehner crescente (22 aprile)

Verso metà mattino la contessa nota una pietra dalla forma regolare semicoperta dalla vegetazione. Si tratta di una sorta di lapide, più larga nella parte inferiore. In passato recava sicuramente delle iscrizioni, ma il tempo le ha cancellate via.
Parsic racconta che nei tempi andati era usanza apporre lapidi di una forma simile per avvertire di un pericolo, come una scalinata ripida, delle rocce scivolose o dei crepacci. Da quel che ne sa, tuttavia, rocce del genere non sono mai state utilizzate al di fuori della Repubblica di Barianor.
Nell’esaminare la lapide, Maya crede di riconoscere un frammento del testo, che dice “[lapide] posta da...” o “[lapide] posta per...”. La cosa incredibile è che il testo è in una lingua arboreana, e mentre la roccia è vecchia di centinaia di anni il primo contatto tra i llundian e gli arboreani è avvenuto da appena 50 anni.
Kaisho tocca la roccia e sente che è tiepida ed emana una sottile vibrazione. Ma è l’unico: per tutti gli altri è una semplice roccia. Parsic la analizza e conferma che la lapide non contiene spiriti.
Per la contessa la lapide è una prova che stanno procedendo nella giusta direzione, e quindi fa pressione affinché il gruppo si rimetta in marcia.

Bosco di Altavalle, pomeriggio del 5° tehner crescente (22 aprile)

La compagnia si accorge che l’aria sta diventando secca al punto che tutti tossiscono frequentemente.
Man mano che procedono la vegetazione cambia. Ha un’aspetto poco salubre, annerita come se stesse marcendo, e tra il fogliame melmoso del sottobosco scorgono strani insetti deformi che agitano le loro zampe.
L’aria è sempre più irritante per le vie aeree e gli insetti sempre più aggressivi, al punto che, di tanto in tanto, uno di loro riesce ad insinuarsi sotto le vesti e mordere dolorosamente la carne viva. Nel frattempo la foresta sembra completamente marcita, come se fosse stata sott’acqua per mesi: le foglie annerite cadono dai rami flosce e pesanti alla minima sollecitazione. Le cortecce stesse degli alberi si sfaldano sotto il tocco.
Gli insetti diventano un problema serio e su richiesta dei compagni il dr. Zanoch, tra eccessi di tosse, emana un’onda di energia che uccide tutti gli insetti nell’arco di 20 metri. Il silenzio che segue è interrotto tra un suono grottesco simile ad un gorgoglìo di rami spezzati.

Poi la cosa appare.

Non è ben chiaro da subito di cosa si tratta: quello che si vede è uno sciame di insetti turbinanti misto a del pulviscolo color terra, con qualcosa al centro. Gli insetti attaccano furiosamente la compagnia mordendo, pungendo e graffiando qualsiasi tratto di pelle esposta. La situazione precipita ed il gruppo decide di sottrarsi all’attacco dello sciame fuggendo.
Parsic è l’unico che, a rischio della propria vita, formula un’evocazione immediata di volo e si avvicina al centro dello sciame.
Quello che vede è una creatura la cui pelle è simile alla corteccia, ma più viscosa. La parte posteriore ha l'aspetto di un’enorme limaccia rigonfia, mentre la parte superiore è dotata di due lunghe e secche braccia con tre artigli ciascuna. Il ventre è composto da insetti brulicanti, mentre nell’addome si apre una fessura simile ad una bocca, irta di denti gialli e rotti. All’interno della fessura un fluido azzurro, nel quale si dimenano un numero di protuberanze simili ad orribili bulbi oculari.
I morsi degli insetti e la vista della creatura inducono Parsic a tornare sulle sue decisioni ed unirsi agli altri nella precipitosa fuga.
Il gruppo si ferma dopo svariati minuti di corsa per prendere fiato. Gli insetti e la creatura sembrano non averli seguiti, ma si accorgono con sgomento che tutte le loro provviste sono marcite. La contessa si rende conto che non possono procedere in queste condizioni, e suo malgrado decide di tornare alla Casa del Bosco.

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