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Colli del Larentar, pomeriggio del 3° nehener crescente (6 aprile)
Il bozzolo è lungo approssimativamente 3 metri e largo 2. La superficie è scura, opaca, disomogenea. Dalle pieghe si intravede un debole bagliore rosso. Sembrerebbe un blocco di lava che si sta raffreddando, se non per il fatto che non emana un calore così intenso. Kaisho intravede al suo interno dei movimenti guizzanti che gli ricordano i girini quando in via di formazione nelle uova di rana.
Parsic tenta di analizzare il bozzolo per valutare la presenza di spiriti, ma senza successo: gli arcani usati sulla Allegra ma non troppo per salvare il Capitano Antorei l’ha lasciato senza energia magica.
Maya percepisce chiaramente una forte emanazione di malvagità, e Chaim è dell’opinione che dovrebbe essere distrutto. Il guerriero brone tenta di colpirlo, ma un’energia blocca tutti i suoi attacchi emettendo un bagliore azzurro quando la lama è a pochi centimetri dalla superficie della cosa.
Intanto il bozzolo si sta ingrandendo a vista d’occhio. Per non toccarlo la compagnia indietreggia fino ad essere costretta a ridiscendere la collina.
Il bozzolo ha ormai occupato tutta la cima della collina, che sta ricoprendo come fosse una membrana.
All'improvviso dal bosco, trafelato, spunta Artemio che si blocca con espressione perplessa quando vede il gruppo.
E’ meravigliato di vederli in questo posto, dato che l’ultima volta che si erano visti la compagnia era alle prese con Brapir Akrak ad Everek - ed anzi, si scusa per non averli aiutati, ma decisamente per lui non sarebbe stato saggio entrare in città.
Chaim gli spiega di come lui ed i suoi sodali erano a bordo di un vascello fluttuante quando hanno visto i sette fulmini abbattersi sulla collina. Decide di bluffare, e basandosi sul sogno di Maya dice anche di aver visto dal vascello - grazie ad un cannocchiale - il maestro After essere colpito dai fulmini e tramutarsi nel bozzolo sulla collina.
Artemio sembra notare il bozzolo solo in quel momento. Concorda che sì, deve essersi trattato di After, poi chiede se Brapir Akrak è stato ucciso. Maya prontamente risponde di sì, ma quando Artemio chiede se le sette teste del mostro sono state decapitate la older dalla pelle viola, dopo aver lanciato un’occhiata agli altri, è costretta a dire la verità: no, le teste non sono state decapitate.
A quel punto Artemio, colto dallo sconforto, dice che non c’è più nulla da fare. Brapir Akrak, racconta, era un’emanazione di Ugriryl, dio malvagio dello spiritualismo. Ma con il sacrificio di uno spirito potente come quello di After il mostro può diventare Ugriryl stesso. Ora che il dio sta maturando nel bozzolo non c’è più nulla da fare se non attendere che il destino si compia ed il mondo intero venga distrutto.
Parsic non accetta le parole disfattiste di Artemio e dice che deve esserci qualcosa che si può fare. Per combattere un dio serve il potere di un altro dio, così dicendo si mette in meditazione per invocare Jiwenoryu, il suo dio guida. L’entità celeste spiega a Parsic che non può intervenire negli eventi perché quello che è stato iniziato dall’uomo può essere interrotto solo dall’uomo, e che quindi sta a lui ed ai suoi compagni porre rimedio. Parsic chiede allora come può un semplice uomo come lui contrastare il potere di Ugriryl, e Jiwenoryu ribatte che un semplice uomo non può contrastare il potere del dio malvagio. Quindi il custode si risveglia e riferisce agli altri, che però non sono affatto sollevati dallo scarso aiuto ricevuto.
Chaim suggerisce di usare la spada rinvenuta nel cadavere di Brapir Akrak per colpire il bozzolo. Chiedono a Kaisho di farlo, che è molto riluttante ad accettare visto quanto accaduto la prima volta che ha toccato la spada. Dopo molta insistenza da parte degli altri Kaisho accetta. Decide di toccare la spada con la mano sinistra e, forse per questa ragione, nuovamente la spada emette un lampo di luce e scaglia il whirn qualche metro indietro, lasciandolo incosciente. Anche stavolta Kaisho ha una visione, molto più semplice della precedente: vede, in una zona montuosa ammantata da una lussurreggiante foresta, una piattaforma di roccia levigata di circa 5 metri di diametro. La piattaforma è inscritta con simboli simili a quelli apparsi sulla sua mano dopo aver toccato la spada la prima volta. La visione muta, ed ora vede, sul fianco di quella che probabilmente è la stessa montagna, un’enorme apertura. Nonostante la sua grandezza - saranno almeno 40 metri di diametro - è piuttosto ben celata da altre pareti rocciose ed è difficile vederla se non accedendo alla valle che la contiene.
Quando rinviene il whirn è piuttosto di malumore per essere stato “forzato” a toccare nuovamente la spada.
In quel momento il crepuscolo viene squarciato la fasci di luce intensa. Provengono da una nave volante dall’aspetto molto migliore della Allegra ma non troppo. La compagnia conviene che probabilmente si tratta della Luce d’argento, congettura che si rivela essere veritiera.
Maya, Parsic e Maliny decidono di salire a bordo così da poter tornare in città ed effettuare qualche ricerca su Ugriryl mentre gli altri decidono di restare in zona per tenere d’occhio il bozzolo.
Il Capitano Farnel accoglie i tre viaggiatori ed accetta di portarli al presidio della Corporazione presente ad Everek; agli uomini rimasti a terra fa calare un kit di sopravvivenza composto da tenda, kit di pronto soccorso e viveri per tre giorni.
Una volta allontanatasi la Luce d’argento Chaim si dimostra molto curioso sul come e perché Artemio si trovi proprio in quel luogo: qualcosa nel fare del custode insospettisce il brone. Le discussioni vengono rimandate al giorno successivo, ma durante il suo turno di guardia Artemio lascia l’accampamento. Tutti i tentativi di seguire le sue tracce sono vani.