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(c) by Syllo |
Monte Wulter, mattino del del 4° ahner crescente (10 aprile)
Come da accordi, la compagnia è in attesa della
Allegra ma non troppo. Il resto del giorno precedente è passato nel tentativo di convincere
Chaim dell’accaduto e nel ripercorrere il tragitto a ritroso. Il gruppo sarebbe stato felice di porre alcune domande alla
strana creatura incontrata sul pianoro roccioso, ma quando sono passati di lì di lei non c’era più traccia.
Giunti al luogo di incontro con alcune ore di anticipo, si sono accampati ed hanno dormito per alcune ore un sonno agitato.
Tutti sono taciturni ed assorti nei loro pensieri, quando la nave del capitano
Antorei arriva da ovest. Come di consuetudine viene calata una scialuppa per issare a bordo i nuovi passeggeri.
Allegra ma non troppo, in partenza dal monte Wulter, mattino del 4° ahner crescente (10 aprile)
Il capitano accoglie il gruppo con aria mesta, ed annuncia loro che la Corporazione, nonostante
gli accordi presi, ha bombardato il bozzolo, senza aver ottenuto nessun risultato.
Maya va su tutte le furie, ed
Antorei si difende dicendo che non ha avuto voce in capitolo nella decisione presa dalla Corporazione. Tra le righe fa notare che se non ha avuto rilevanza la sua opinione di capitano di certo non hanno tenuto conto di quella di uno sciamano arrivato chissà quando da chissà dove.
La compagnia dice di avere la soluzione al problema, e fa pressioni affinché la
Allegra ma non troppo si diriga verso il bozzolo. Il capitano si vede costretto a rifiutare: gli ordini del Prof.
Kimmen sono tassativi: la
compagnia degli Erranti è richiesta al più presto per un dettagliato resoconto della loro esplorazione del monte
Wulter.
Maya ancora una volta alza i toni della discussione e ricordando al capitano che
deve loro la vita pretende, senza successo, di essere trasportata al bozzolo. E’
Maliny a fare la differenza: attiva un potere piscoscientifico che stimola la parte del cervello preposta all’obbedienza, indebolendola. Con gentilezza, rinnova la richiesta di
Maya, e questa volta il capitano cede. La rotta della
Allegra ma non troppo viene modificata di qualche grado verso nord, dritto verso il bozzolo.
Colli del Larentar, mezzogiorno del 4° ahner crescente (10 aprile)
Nonostante il mezzo miglio di distanza, la visione è agghiacciante.
Il bozzolo è cresciuto a dismisura, ed ora ha inglobato l’intera collina. L’aspetto è quello di un bubbone eruttato dalla nuda terra. Tutto intorno, per un raggio di almeno 50 metri, la foresta è sparita ed il terreno vetrificato, probabilmente a seguito dei bombardamenti della Corporazione.
Il peggio, però, non è quello che vedono, ma quello che accade.
L’interno del bubbone prende ad agitarsi freneticamente ed a dischiudersi come un osceno fiore di carne purulenta. Ne emergono due steli scheletrici che si incurvano fino a raggiungere il terreno. Attaccati ad essi emerge, apparentemente a fatica, un bulbo con numerosi peduncoli. Dopo un attimo tutto è chiaro: gli steli sono le enormi braccia della creatura che sta emergendo dal bozzolo, il bulbo ne costituisce il torso ed i peduncoli sono teste - sette - attaccate a lunghi colli.
Mentre il “parto” della creatura procede, il vento si alza ed il cielo si copre di dense nubi nere. Il capitano
Antorei è intento ad impartire ordini alla sua ciurma, ed a
Chaim ci vuole un po’ per fargli capire che vuole scendere. Il capitano ritiene che il brone sia impazzito, ma alla fine cede alle sue insistenze e,
Zaradal in mano,
Chaim viene calato con la consueta scialuppa. Fa appena in tempo, perché i venti costringono la
Allegra ad allontanarsi.
Nel frattempo la creatura - senza dubbio una nuova incarnazione di
Brapir Akrak - si erige in tutta la sua imponenza. Le teste si guardano intorno per alcuni istanti, poi si mette in cammino verso sud. Sembra muoversi a rallentatore, ma date le sue dimensioni si muove con allarmante velocità.
Solo dopo essere aver visto la scialuppa risalire verso la
Allegra ma non troppo Chaim si rende conto di non sapere come “trasformarsi” nel colosso, e rimasto solo non ha nemmeno la possibilità di parlarne con gli altri. Prova a dirigere la spada (che vibra molto intensamente) verso il mostro, prova a rieseguire i movimenti del rituali, prova addirittura a parlare alla spada, ma non succede nulla.
Intanto la creatura avanza. In pochi passi lo supera, ignorandolo. Il brone è costretto ad evitare i detriti sollevati ad ogni passo della creatura gigantesca. Stordito, tenta di rincorrerla, ed è preda dello sconforto quando si accorge di non essere in grado di raggiungerla. Inciampa e cade a faccia avanti, perdendo i sensi.
In quel momento dalla
Allegra ma non troppo, che sta volando verso
Everek, l’equipaggio sente un boato assordante, come un boom sonico, e vede alzarsi un’enorme colonna di detriti dietro a
Brapir Akrak. Tutto resta come immobile per alcuni interminabili istanti, poi dalla nube di detriti emerge una mazza gigantesca, grande come un palazzo, che si abbatte sul mostro a sette teste.
La vista di
Chaim torna lentamente, come dopo un mancamento. Allarmato, si accorge di non avere il controllo del suo corpo. Intravede dietro una cortina di fumo una creatura a sette teste alta quanto lui, e sente il suo braccio essere trascinato prima in alto poi in basso. Colpisce con violenza la creatura, che barcolla. Impiega alcuni secondi per capire che la creatura che sta affrontando è la stessa emersa dal bubbone, che le rocce che vede in lontananza sono montagne e che l’erba che sta calpestando sono in realtà alberi.
Dalla
Allegra ma non troppo la compagnia, il capitano
Antorei ed il resto dell’equipaggio non possono che assistere impotenti allo scontro.
Brapir Akrak reagisce prontamente, e mentre una delle teste azzanna
Chaim-colosso un’altra spalanca le fauci davanti il suo volto inondandolo di una sostanza che sembra assorbire la luce.
Quando
Chaim sente una fitta di dolore alla spalla e la sua vista venir meno, decide che è il momento di mettere da parte la paura e dare il meglio di sé. Nel vorticare le mazze alla disperata ricerca del bersaglio si rende conto di aver riacquistato il controllo del corpo. Nello stesso momento che sente una delle mazze impattare contro il corpo dell’avversario una morsa si stringe sulla sua coscia sinistra. Dolorante, si frega gli occhi con l’avambraccio, mentre fa un passo indietro e brandisce la mazza impugnata con l’altra mano in modo difensivo. La sua vista torna appena in tempo per vedere il mostro che si sta avventando su di lui. La situazione sembra disperata, ma inspiegabilmente
Brapir Akrak incespica e si ferma prima di colpirlo.
A bordo della
Allegra tutti sentono il rombo sibilante provenire da sud. Si tratta di una nave che viaggia a velocità impressionante, e quando supera la
Allegra tutti esultano riconoscendo la
Luce d’argento. Si dirige contro la schiena di
Brapir Akrak in un apparente attacco suicida, ma poco prima di schiantarsi vira bruscamente, a differenza del siluro che procede dritto impattando ed esplodendo in una sfera infuocata. L’esplosione fragorosa infiamma la schiena della titanica creatura, ma l’unico effetto è quello di farla incespicare. Una delle teste si gira, alla ricerca del colpevole, e quando individua la
Luce d’argento emette due colonne di luce dagli occhi. La
Luce d’argento esegue una manovra evasiva, ma qualcosa va storto: dalla
Allegra vedono del fumo uscire dalla nave, che si allontana zigzagando ad una velocità nettamente inferiore al normale.
Chaim, dolorante e sanguinante, approfitta della situazione e colpisce una delle teste con tale violenza da staccarla dal lungo collo.
Brapir Akrak non si dà per vinto e continua a mordere il suo avversario alle spalle ed ai fianchi, ma le mazze colpiscono più forte e con un ultimo, immane sforzo,
Chaim le abbatte all’unisono.
Brapir Akrak barcolla indietro, si inginocchia e poi si accascia su sé stesso. La creatura a sette teste, ormai senza vita, si pietrifica in un’enorme statua deforme, che poi si sbriciola andando a formare un cumulo di pietrisco di 20 metri.
Chaim, stremato, perde nuovamente i sensi.
Quando si risveglia,
Chaim è tra le braccia di
Parsic, che sta salmodiando qualcosa. Accanto vede
Maya,
Maliny e tutti gli altri. Si alza a fatica, e capisce di trovarsi ai piedi del cumulo di pietrisco - che ad un’analisi più attenta risulta trattarsi di sale.
Il gruppo si accorge di un movimento, e tutti alzano gli occhi. Dalla cima del cumulo, completamente nudo e con espressione assente, sta scendendo, incespicando, il maestro
After.