Bodo ed Anudahabi si allontanano dal campo di battaglia, alla ricerca di una posizione adatta per avvicinarsi ad uno dei colossi presso una collina vicina.
Armida, che era a bordo della tempesta, scende a terra con uno dei dispositivi di trasporto cilindrici. Vede Bodo ed Anudahabi e si unisce a loro.
Medòm, che ha visto più battaglie della maggior parte dei soldati, non si lascia distrarre dai colossi e cerca un’arma sostitutiva tra quelle dei caduti. Lancia un’ultima occhiata al campione corazzato, e giudicando le sue armi inefficaci si muove alla ricerca di un altro avversario.
La Tempesta ha abbastanza energia per non precipitare ma non sufficiente per volare, per cui resta poggiata al fianco della collina come un enorme dirigibile ancorato a terra per un’estremità. L’ammiraglio Hardar dà ordine di far fuoco, ed uno dei piccoli velivoli aerostatici viene inghiottito nel buio. Il colosso che seguiva questo velivolo si ferma improvvisamente dando l’impressione, seppur privo di occhi e di lineamenti, di guardarsi intorno stupito.
Sir Marton, seguito da altri tre Ammazzagiganti, si scaglia sul colosso spaesato con un urlo di guerra. Abbattono la violenza dei loro magli dapprima sul piede destro, poi, con evoluzioni degne di acrobati circensi, raggiungono il ginocchio corrispondente. Il colosso sembra essere più incuriosito che infastidito dagli attacchi.
Anudahabi, Bodo ed Armida ne approfittano per avvicinarsi al lato sinistro.
Lo sciamano estrae con la destra la spada ricevuta da Eracleo, e con la sinistra il medaglione di Medòm: il nordan l’aveva in precedenza dato a Bodo per non rischiare di perderlo durante le cariche, e Anidahabi l’aveva sottratto all’arciere nottetempo.
Lo sciamano auran invoca l’aiuto della dèa della morte Anui, gridando “una vita per una vita!”, e poi accade: viene avvolto dalla luce fino a diventare luce egli stesso, così intensa da costringere tutti nel campo di battaglia a chiudere gli occhi. Meno di un istante, poi il silenzio cade come un velo sulla valle. I colossi si immobilizzano. Dapprima alcuni detriti si staccano dal loro corpo, poi altri ed altri ancora, con frequenza crescente, fino a divenire un vero e proprio crollo strutturale.
Bodo ed Armida riaprono gli occhi, e ammiccando si accorgono che Anudahabi non c’è più.
Sir Marton, alla caduta del primo detrito si desta immediatamente dallo stupore e grida ai suoi uomini - ma anche a Bodo e Armida - “Crollo imminente!”
I sei si mettono in fuga immediatamente, mentre dalle loro spalle arrivano come proiettili prima sassi, poi macigni, ed infine la valanga di macerie di ciò che resta del colosso.
Passano alcuni minuti prima che Bodo si riprenda. Cerca con gli occhi Armida, semi-coperta da detriti. Respira ancora, e non sembra aver riportato ferite gravi. Guarda in cima alla collina, ora coperta da detriti, gli occhi fissi nel vuoto lasciato da Anudahabi.
Le urla di vittoria dei llud invadono nuovamente il campo di battaglia. La maggior parte dei brone battono in ritirata, mentre gli altri gettano le armi in segno di resa. Solo qualche testa calda continua a combattere, ma viene rapidamente sopraffatto.
La battaglia di Torralta è vinta dai llud, e la minaccia dei colossi è sventata una volta per tutte.
Immagine (c) by Justin Currie