Casteltilean, mattino del 4° Sener pieno (12 luglio)
Per prime apparvero le navi volanti, ed a seguirle i
Colossi. Quattro enormi costrutti umanoidi alti come una torre, al cui cospetto anche i più robusti
Giganti Meccanici apparivano come insignificanti moscerini. Incedevano lentamente, inesorabili come il destino. Le vibrazioni dei loro passi risuonavano nelle ossa a chilometri di distanza come tamburi funebri. Alla loro vista alcuni tra i più valorosi combattenti di
Tilean lasciarono cadere le loro armi per poi lasciarsi andare ad un pianto sommesso, consci che non avrebbero visto un’altra alba.
Anudahabi per un momento rischiò di lasciarsi sopraffare dal panico, ma subito ricordò gli insegnamenti della dea
Anui, e l’idea di poter essere accolto dal suo abbraccio lo confortò, calmandolo. Schiarite le idee, alzò le braccia al cielo, ed intonò un canto al dio della terra
Murgh, pregandolo di mostrare il suo potere. La preghiera fu accolta, e la terra tremò. Per tre volte i
Colossi furono scossi da violenti terremoti. Due di loro rovinarono a terra sbriciolandosi come palazzi abbattuti. Gli altri due dopo un momento di tentennamento ripresero ad avanzare.
Gli uomini di
Casteltilean ritrovarono la loro baldanza, vedendo in
Anudahabi una speranza di vittoria, ma lo sciamano aveva dato fondo a tutte le sue risorse e non era più in grado di far nulla contro gli altri due.
Il marchese
Tilean ringraziò
Anudahabi e gli altri membri del gruppo per tutto quanto avevano fatto per lui ed i suoi uomini, ma era il momento di andarsene. Chiese al gruppo di tornare nelle retrovie utilizzando lo stesso passaggio usato per arrivare, ed avvertire chi di dovere di quanto stava accadendo. Probabilmente
Casteltilean sarebbe caduto, ma almeno l’esistenza dei
Colossi sarebbe arrivato all’orecchio delle alte sfere.
Il gruppo non perse tempo ed imboccò il passaggio segreto, ma
Medòm sentì il medaglione donatogli dal padre diventare sempre più caldo. Lo estrasse, ed il medaglione gli sgusciò dalle mani nella direzione opposta alla sua. Scambiò uno sguardo con gli altri: era chiaro che il medaglione intendeva farli tornare indietro. Lo raccolse e, insieme agli altri, tornò sui suoi passi. Arrivarono nel cortile del castello appena in tempo per vedere una mano mastodontica abbattere parte delle mura. In quel momento il medaglione di
Medòm si aprì, ed il suo contenuto -
le ceneri del padre e la sabbia del luogo della sua nascita - si disposero nell’aria secondo i lineamenti di una giovane ragazza. La ragazza cantò, e fu allora che tutti riconobbero la voce di
Luce.
Sebbene i volti dei
Colossi fossero un’inespressiva maschera di roccia, in qualche modo fu possibile percepire terrore nei loro occhi, allorché il canto li avvolse. Fecero un passo indietro, portandosi le enormi mani rocciose alla testa, poi collassarono in un rombo che sembrava un grido di agonia.
Anudahabi rivisse
un sogno avuto qualche giorno prima, e come allora l’euforia per la vittoria fu adombrata da una forte compassione per i
Colossi abbattuti.
Casteltilean, sera del 4° Sener pieno (12 luglio)
Sconfitti i
Colossi, l’unica minaccia rimasta era rappresentata dalle le navi volanti che li precedevano. Sia
Bodo che
Medòm rischiarono seriamente di essere colpiti dai dardi di ballista scagliati dall’alto, ma i velivoli furono abbattuti prima di causare danni seri.
Mentre i cavalieri agli ordini di
Tamara pattugliavano la breccia parziale causata dai
Colossi, gli uomini del castello tiravano un sospiro di sollievo. Fu allestito un banchetto per festeggiare l’operato del gruppo, presenziato oltre che da
Vorgél III Tilean - il signore del castello - anche dal capitano
Calomero, dall’ingegnere
Deniels e dal tenente
Tamara.
Il marchese sottolineò più volte come le azioni del gruppo, intenzionali o meno che siano, abbiano impedito che il peggio accadesse. Se non fosse per loro non solo sarebbero tutti morti o prigionieri, ma il castello sarebbe distrutto. A nome di tutti il marchese nomina
Anudahabi,
Bodo e
Medòm baronetti di Tilean, donando loro un piccolo terreno ed un anello recante un sigillo nobiliare.
A sera inoltrata
Vilkor informa il marchese che dal momento che il castello è al sicuro la missione sua e del gruppo è quella di tornare nelle retrovie per comunicare ai superiori gli sviluppi, per cui i festeggiati si accomiatano dalla cerimonia e si preparano a tornare indietro.