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Everek, mattino del 2° enhor crescente (2 aprile)
La compagnia dopo un’abbondante colazione si avvia verso ovest, fermamente intenzionati ad interrogare Rastel.Lungo la via scorgono alcune fattorie. Quasi tutte sono circondate da recinzioni, spesso costruite di fretta e decisamente disomogenee. In qualche caso i campi incolti e le stalle vuote fanno pensare ad un abbandono totale. Probabilmente è a causa dei morti viventi.
Come da descrizione di Kalagos, dopo circa un’ora trovano un sentiero verso sinistra che si inoltra nel bosco. Una volta doveva essere una via agevole, anche se non molto larga. Ora le erbacce crescono fino alla vita.
Più avanzano più il boschetto si fa tetro, finché non giungono ad un muro di rovi. Chaim, avvicinandosi, capisce che dietro ai rovi e gli altri rampicanti che stanno sbarrando loro la strada c’è una casetta di legno, che con il tempo è stata quasi completamente inglobata dalla vegetazione.
Chaim libera la porta di ingresso dalla vegetazione che la blocca. L’interno è molto buio, ma non è un problema per Maliny (grazie ai suoi arcanocchiali) e Maya (che è una older), che entrano nell’abitazione. Dentro è tutto sottosopra, e parte del soffitto è sfondato. Trovano i resti di due scheletri, uno dei quali appartenente ad un individuo di giovane età. Dagli abiti probabilmente si tratta di madre e figlia.
All’improvviso il soffitto si sfonda sotto il peso di un’enorme ragno mostruoso. Al posto del muso la creatura ha una testa umana riversa e deforme che tenta di azzannare le donne. Chaim si getta in mezzo allo scontro nel tentativo di aiutare le compagne, ma il ragno riesce a sopraffarlo ed inizia ad avvolgerlo in un bozzolo. Fortunatamente Maliny e Maya riescono a colpire la creatura con alcuni arcani, fino a farla cadere priva di sensi.
In veste di sciamano di Kamui, dea della vita, Maya decide di non uccidere la bestia, preferendo legarla al meglio delle sue capacità.
Nel frattempo Maliny sale al piano di sopra, dove trova il famoso libro Antichi misteri e leggende dello spiritualismo, ma proprio mentre stanno per consultarlo la bestia si risveglia ed inizia ad agitarsi. Consci che i nodi di Maya non sarebbero durati a lungo, la compagnia si allontana velocemente dal luogo alla volta di Everek.
Lungo la strada Maliny sfoglia il libro e presto trova delle illustrazioni che non danno adito a dubbi: deve per forza trattarsi del demone a sette teste. La psicoscienziata legge allora la leggenda alla quale le immagini fanno riferimento.
La leggenda racconta che il dio Riwajiru, a causa della sua testa calda, fu condannato dagli altri dei ad incarnarsi e vivere nel corpo di un uomo. Il suo nome mortale era Darzil, e quando raggiunse la maturità si innamorò perdutamente della giovane Yelena, figlia di Puku. Questi era il più abile fabbricante di sake di Inu, un piccolo villaggio alle pendici di una maestosa montagna. Inutile dire che Puku non aveva molta simpatia nei confronti di Darzil, che riteneva un giovane troppo irruento e rozzo per frequentare la sua unica figlia.
La montagna si ammantò di oscuri presagi, ed un brutto giorno apparve Brapir Akrak, il demone a sette teste. I più valorosi guerrieri del villaggio tentarono di attaccarlo, ma furono spazzati via in pochi minuti. Solo un sopravvissuto tornò al villaggio, lasciato in vita per riferire i voleri del demone: ogni ciclo di luna, la notte di luna piena un sacrificio di sette barili di sake ed una giovane vergine siano portati al suo cospetto, altrimenti un’onda di distruzione si sarebbe abbattuta su Inu.
Gli abitanti del villaggio, impauriti e rassegnati, eseguirono gli ordini per sei volte. Ma quando in vista del settimo plenilunio la scelta della vittima sacrificale ricadde proprio su Yelena il giovane Darzil, accecato dall’ira, affrontò Brapir Akrak, che lo ingoiò in un sol boccone. Il giovane non si perse d’animo, e nel cercare una via di uscita dal ventre del demone si imbatté nel suo cuore immondo, e lo divelse. Per via dell’intenso dolore Brapir Akrak sputò Darzil, e scese al villaggio alla ricerca di sake per lenire le sue sofferenze. Arrivò a casa di Yelena, ma si disinteressò della ragazza, concentrandosi invece sulle numerose botti di sake distillate da Puku.
In quel momento arrivò Darzil, animato da nuovo furore. Brapir Akrak, ormai troppo ebbro per usare i suoi poteri arcani e per combattere al meglio, iniziò a soccombere ai colpi del giovane, che una dopo l’altra recise le teste del demone, fino ad ucciderlo.
Il villaggio acclamò Darzil come salvatore, ed il padre di Yelena acconsentì di buon grado al matrimonio dei due. Durante il banchetto fu servito il miglior sake mai realizzato da Puku, e nessuno dei presenti ne assaggiò mai uno migliore.
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