Casteltilean, 7° Ahner pieno (31 luglio)
Il gruppo passa una notte agitata, cambiandosi di turno per fare la guardia all’artefatto. Sono ancora indecisi sul da farsi: consegnarlo all’Ing. Deniels e quindi alla Corporazione (o al marchese nel migliore dei casi), oppure cercare un modo per raggiungere il monastero e consegnarlo ai custodi che stavano proteggendo Luce?Anudahabi cerca una risposta utilizzando le sue conoscenze arcane: convoca un’aquila e lega alla sua zampa un messaggio da consegnare ai suoi contatti nella locanda “Il Picchio Rosso”.
Al Maestro Kaldav.Nel frattempo Bodo e Medòm parlando con gli addetti della Corporazione scoprono che lo stesso portale che ha permesso ai giganti arcani llud di scendere in campo sarà nuovamente aperto l’indomani per permettere brevemente il passaggio nei due sensi. La notizia viene presa per un segno del fato e si recano dal marchese Tilean per avvertirlo dell’imminente partenza.
Continuiamo a ricercare il bene della creatura.
Siamo in possesso del cuore di un colosso dentro a cui forse dimora la scheggia di un’anima di creatura simile.
Siete in grado di studiarlo con profitto?
Rispondete con stessa aquila se possibile.“Picchio Rosso”
Lord Tilean si mostra perplesso: li stava per convocare per affidare loro una missione diplomatica di scambio di prigionieri. In quanto vassalli non possono tirarsi indietro, ed accettano.
Informato dell’accaduto, Anudahabi manifesta la sua preoccupazione: i tre hanno un contratto con la Corporazione, e se dovessero arrivare ordini contrastanti la richiesta del marchese il gruppo si troverebbe nella spiacevole situazione di dover scegliere se disubbidire al nobile o all’organizzazione.
Mentre Bodo e Medòm si preparano per la partenza, Anudahabi si reca ancora una volta in visita da Calliana. Le dice di non essere riuscito ad apprendere le conoscenze necessarie per curare una frattura come quella subita dalla donna, ma si propone di eseguire ugualmente un intervento. Il Capitano dei Figli di Kamen realizza in fretta che nonostante i rischi quella è l’opzione migliore che ha, per cui acconsente ed Anudahabi si mette al lavoro.
Accende incensi aromatici somministra alla donna una tisana lenitiva. Nel frattempo salmodia litanie incomprensibili e gesticola in modo bizzarro tracciando in aria figure invisibili. Dopo lunghi minuti di questi rituali, posa le mani sulla ferita, e le sue dita penetrano apparentemente senza sforzo la pelle e le carni. Calliana trattiene stoicamente il dolore esploso ferocemente al ginocchio, mentre Anudahabi riallinea i frammenti ossei, riattacca i tendini lacerati e sistema i fasci muscolari. Dopo alcuni lunghi momenti Anudabi ritrae le dita. Sono imbrattate del sangue della donna, ma a dispetto di questo il ginocchio è sano, e laddove si apriva una brutta ferita ora resta una cicatrice rosea.
Il capitano Calliana riapre gli occhi, sorpresa di come il dolore patito fino a pochi istanti prima sia improvvisamente sparito. Titubante si alza in piedi, e dopo aver percorso alcuni passi rivolge al vecchio sciamano uno dei suoi rari sorrisi.
“Venerabile Anudahabi” - comincia - “Mai come ora la fiducia in un uomo si è rivelata ben riposta. Da ora e per sempre sono in debito con voi. La mia spada e quelle dei Figli di Kamen sono al vostro servizio. Chiamate ed accorreremo.”
Intanto Bodo e Medòm sono alle prese con l’artefatto oltre che con i preparativi della missione diplomatica. Sono ancora in dubbio sul suo destino, se nasconderlo in un luogo sicuro (quale?) o se consegnarlo al marchese (sarà la persona giusta?). Medòm entra accidentalmente in contatto con l’oggetto, e quando ciò accade il medaglione del padre vibra in modo strano, quasi “allarmato”. Il nordan verifica che questo avviene ogni volta che tocca l’artefatto, e consiglia a Bodo di non toccarlo. Bodo non riesce a trattenersi, ed allunga la mano verso l’oggetto. In quel momento Medòm avvampa e prende a bruciare come legna secca. Il westan si lancia verso l’amico tentando di soffocare le fiamme con una coperta, ed in quel momento si accorge che si tratta dell’ennesima visione. Decide dunque di non toccare mai più il “cuore”.
Immagine (c) by Wayne Nichols
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