lunedì 26 marzo 2012

Lo schiavismo nel Nondauran

Questo articolo getta alcune premesse per meglio comprendere i successivi Riassunti del Lunedì, dato che come vedremo sono ambientati in un contesto dove lo schiavismo è alla base della società.

Circa sei millenni prima della Rivelazione di Dolgas avviene nella regione a sud di Torrida la nascita e l'ascesa del Nondauran, una civiltà assai simile come usi e costumi a quella faraonica egiziana dei nostri libri di storia.
In occasione della morte del primo Faraone degli auran venne eretta una magnifica piramide (che tutt'ora sfida gli elementi) a lui dedicata. Mentre ancora in vita il Faraone impose che il sangue di nessun auran dovesse profanare la sua tomba, per cui vennero deportati migliaia di lavoratori dal Whirthar per erigere l'opera. In questo modo, anche nel caso si fossero verificati degli incidenti, non sarebbe stato il sangue auran a scorrere.
E di sangue ne scorse molto: più della metà perirono durante i lavori. Ai sopravvissuti toccò un destino forse peggiore visto che vennero tenuti come schiavi, gettando le basi del più feroce schiavismo mai verificatosi in tutta Marahan.
Per 2700 anni circa la civiltà Nondauran crebbe fiorente sulla pelle degli schiavi deportati dal Whirthar e, in maniera molto minore, dall'Odowin, territori verso i quali furono perfino stabilite delle rotte commerciali dagli schiavisti.

La maggior parte degli schiavi era di razza whirn, a volte (raramente) older ed in casi molto sporadici froster. A prescindere dalla razza gli schiavi erano considerati al pari, se non peggio, di animali e trattati di conseguenza. Era addirittura diffusa la convinzione che non fossero in grado di provare emozioni, ma solo capaci di imitare quelle degli auran, considerata la razza superiore. Non è un modo di dire quando si afferma che venivano trattati come fossero degli animali, in un mondo senza animalisti per giunta.
In sporadiche occasioni i padroni prendevano in simpatia alcuni schiavi e li ricompensavano con del denaro. Alcuni di loro accumulavano qualche ricchezza, ma in ogni caso il più ricco tra gli schiavi aveva meno diritti del peggiore dei furfanti auran.
Le punizioni erano severissime. Il solo parlare la propria lingua in presenza di un auran costava loro una sessione di frustate, mentre le armi erano un tabù assoluto: trasportare o peggio ancora impugnare un'arma era per uno schiavo passabile di pena di morte con applicazione immediata.

Naturalmente il fatto che gli schiavi vivessero in queste condizioni non significa che venissero uccisi con noncuranza: erano pur sempre una proprietà di qualche padrone auran e venivano trattati di conseguenza. Il ferimento o l'uccisione di uno schiavo doveva essere equamente ripagata dal colpevole o comunque doveva essere giustificata adeguatamente.

Gli schiavi rappresentavano inoltre una sorta di indice dello stato sociale, ed era usanza per i nobili ed i politici circondarsene in gran numero. Tra le famiglie di ceto elevato era addirittura usanza regalare la prima catena di schiavi al al compimento del 14° anno di età, allorché il giovane raggiungeva la maturità.

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