Giungla di Tiwia, pomeriggio del 9° tehner pieno (19 agosto)
Dopo essere stati colpiti dalle frecce, Wotan e Giannunzio sentono un leggero intorpidimento, ma non sembrano soffrire altri sintomi.
Il gruppo, colto di sorpresa, si sparpaglia. Fruscii crescenti tra la vegetazione mettono in allarme gli esploratori che si preparano a fronteggiare l’imboscata.
Giannunzio, ammantatosi di lingue di fuoco, si dirige verso il punto da cui sembra essere provenuta la freccia, alla ricerca degli assalitori, si sposta cautamente verso alcune palme aggirandole, ma non riesce a scorgere nessuno.
Wotan, si distacca dal gruppo, trovando riparo tra la vegetazione e intercettando due creature che, a breve distanza, stanno mirando al gruppo di compagni che sono rimasti in attesa dell’evolversi degli eventi.
Silvy si arrampica su di un albero, pronta ad incoccare le sue temibili frecce, quando si rende conto di essere avvolta dalle fiamme. Gannunzio l’ha nuovamente coinvolta, suo malgrado, nello strano fenomeno.
Il fruscìo tra le palme si fa sempre più crescente, rivelando la posizione degli assalitori in due punti distinti, probabilmente ci sono due coppie di ricognitori che si aggirano nella foresta, pronte ad attaccarli. Mentre il rumore cresce, dal terreno si innalzano rovi e radici che si intrecciano a dar forma ad una piccola cupola posizionata a mo' di gabbia, al margine dell’area in cui il gruppo staziona. Altre frecce piovono in varie direzioni, bersagliando Diomira e Giannunzio, prima, Rodrigo poi, ma nessuno sembra ferito gravemente. Anche Silvy scorge due figure nella foresta e cerca di tenerle a tiro, ma le fiamme iniziano a bruciare il suo nascondiglio costringendola a rinunciare al suo proposito e spostarsi.
Il gruppo che è rimasto compatto viene avvolto da uno sciame di insetti apparso da nulla, che gli impedisce di agire liberamente, solo il provvidenziale intervento di Diomira, che genera un’onda d’urto, riesce a disperderli, ma all’improvviso un enorme cerchio di fuoco li circonda. Diomira, Rodrigo, Yelena, Alona, Silvy e Romilda finiscono imprigionati dietro una barriera incandescente che impedisce loro di interagire con l’esterno o fuggire. Divisi e sparpagliati tra la vegetazione, i compagni non riescono a coordinarsi e anche le iniziative personali non sembrano portare al risultato sperato, solo Wotan, poco distante e ben nascosto, riesce ad individuare due creature e ne imprigiona prontamente una, tra la vegetazione che si piega al suo volere. All’interno del cerchio incandescente le caviglie di Rodrigo vengono avviluppate da viticci che emergono dal terreno, pervaso da una furia incosciente, si libera dai viticci e si lancia verso le fiamme, deciso a sfidare la sorte, ma nuovi rovi emergono dal terreno a trattenerlo. Il guerriero, indomito, si libera nuovamente e si lancia tra le fiamme, mentre Yelena lo rassicura sulla natura illusoria del cerchio di fuoco. La conferma che si tratti di una protezione e non di una prigione, arriva da Alona che si scopre esserne l’artefice. Mentre Wotan si ritrova da solo a fronteggiare le due creature che nel frattempo lo hanno individuato, Rodrigo si sofferma ad osservare la cupola di rovi, all’interno della quale scorge due piccoli occhi luminosi. Altre due creature si avvicinano per attaccarlo, mentre l’illusione fiammeggiante si dissolve consentendo a Silvy di mettere a segno il tanto agognato colpo, diretto ad una delle due creature che stanno fronteggiando Wotan. Giannunzio ripiega anche lui verso la cupola di rovi, incendiandola mentre tenta con molta difficoltà di romperla a mani nude, mentre Rodrigo, lì accanto, continua strenuamente a divincolarsi dai rovi che continuano ad attanagliarlo, liberatosi individua due creature e ne afferra fortunosamente una. Mentre schiva i colpi di lancia che gli vengono inferti abilmente, nota uscire da un’apertura posta dietro la cupola, una creatura simile alle altre, senza cavalcatura e con abiti leggermente più elaborati.
I fronti di combattimento vedono da una parte Silvy e Wotan che riescono ad abbattere la creatura imprigionata nella vegetazione, mentre l’altra si da alla fuga; dall’altra Rodrigo e Diomira (anch’essa resasi conto della figura nascosta dalla cupola), che riescono ad atterrare un cavaliere, abbattendone la cavalcatura e mettere in fuga l’altro. Giannunzio, resosi conto troppo tardi che il suo avversario era fuggito dal retro della cupola, si lancia al suo inseguimento, perdendolo tra la vegetazione nonostante fosse stato rallentato da un’onda d’urto scagliata da Diomira. Rodrigo afferra saldamente la sua preda vestita di pelli nere, la scruta, disgustato dall’olezzo di muffa, sudore ed escrementi, ne osserva il corpo deforme, la schiena bitorzoluta e la coda corta, ne valuta la statura di circa un metro e mezzo e ne osserva la particolare conformazione degli arti inferiori a guisa di capra, gli occhi del llud brillano di malvagi propositi, me forse è solo il riflesso del piccolo incendio che sta divampando poco distante...
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