Torana, sera del 3° ahoer calante (6 ottobre)
Prima di riposare Bastiano cerca il capitano Shurmak per comunicarle che una volta sconfitto il colosso di Tiwia si sarebbe messo a sua completa disposizione. Il capitano accoglie le intenzioni di Bastiano con freddezza, probabilmente perché sfinita dalla dura giornata di lavoro.Diomira diffonde la parola di Tiretsu-keru nell'accampamento, ma si rende conto che in molti le riservano un atteggiamento freddo quando non addirittura ostile: anche qui sembra aver attecchito la convinzione che l'attacco del colosso sia stata conseguenza dell'arrivo del culto nell'isola.
Silvy passa la sera a costruire archi e frecce da mettere a disposizione per difendersi dai cavalcalupi. Rodrigo scruta la città alla ricerca di segni di vita, e individua dei movimenti nei pressi delle case in costruzione (o meglio quello che ne resta dopo l'attacco del colosso).
Wotan si isola per pregare gli dèi della natura. Lo fa con tale trasporto che cade in trance e percepisce la volontà dell'isola ad aiutarlo, pur essendo ferita. Questa zona del bosco è come una ferita aperta che non riesce a rimarginarsi, probabilmente a causa dello sfruttamento intenso da parte dei Toranesi.
Per la prima volta dopo molti giorni il gruppo si concede una notte di sonno senza doversi preoccupare di dover stabilire turni di guardia.
Torana, mattino del 3° tehner calante (7 ottobre)
Diomira si propone di prestare soccorso ai feriti ed ai bisognosi, ma scopre che c'è una bella ragazza dai capelli neri ad aver assunto il ruolo di cerusico e farmacista. Si risolve allora di aiutare nella preparazione del primo pasto della giornata.
Un paesano ferma il gruppo intenzionato a scendere a Torana chiedendo i loro nomi: è una procedura stabilita dal primo soldato Tiralonga per conoscere le possibili vittime nel caso in città avvengano incidenti. In quell'occasione Skidso si ricorda che la "creatura volante" secondo la cultura dei cavalcalupi viene chiamata Unghanei.
Centro di Torana, metà mattino del 3° tehner calante (7 ottobre)
Arrivati in piazza ci si rende conto della distruzione: crateri e case crollate ovunque. L’emporio, la mensa e l’oppieria sono stati completamente distrutti, l'edificio del fabbro e la chiesa solo parzialmente danneggiati. La serratura della stanza di Bastiano è stata forzata e le sue armi rubate.
Wotan corre alla fattoria per accertarsi delle condizioni del maiale ipertrofico, e quello che trova non è un bello spettacolo: il suo arrivo mette in fuga dozzine di gabbiani che stavano pasteggiando con i resti dell'enorme carcassa.
Bastiano e Rodrigo, decisi a saldare i conti con Nico, cercano segni di vita nei pressi dell'oppieria, ma falliscono nei loro intenti e dopo poco non resta loro che riunirsi al resto del gruppo.
Diomira e Aileen esaminano Ungharaf da vicino. Non sembra essere un naga, ed anzi nel corpo di pietra sembrano essere incastonati minuscoli cristalli che si illuminano debolmente di azzurro all’avvicinarsi di Diomira. Pare che a farli reagire sia la chiave che la prima sacerdotessa porta con sé, e quindi sono probabilmente dello stesso materiale della cometa. Aileen cerca indizi su come neutralizzarlo ma senza successo, tuttavia sente agitarsi dentro di sé la presenza del dio felino, probabilmente pronto a scontrarsi col gigante. La natura, il dio felino e Unghanei sembrano essersi schierati contro il distruttore ma non è ben chiaro chi siano i loro campioni.
Il gruppo accede alla Corporazione liberamente, tuttavia Weng-Xi, l'addetto alla sicurezza, appare loro vicino ricordando che Aileen non dovrebbe essere in città.
Trovano il prof. Wallenban e l'ing. Frontogru alle prese con un macchinario. L'ingegnere sottolinea con un tono preoccupato quanto poco sia opportuna la presenza di Aileen in città. Wallenban fa da mediatore e dice che ora che è qui non sarebbe educato farla allontanare, anche perché non è stata notata alcuna interferenza, ma l'ingegnere lo corregge dicendo che ci sono state eccome, e proprio dalla sera precedente quando il gruppo è arrivato a Torana. Yelena ammette di essersi dimenticata e chiede scusa per la sua mancanza di professionalità.
L'ing. Frontogru spiega che il macchinario emette un raggio in grado di assorbire l'energia del colosso, ma egli ne genera molto più del previsto, tanto che non è possibile dissiparla tutta ed entro pochi giorni il macchinario rischia di esplodere. Non è possibile spostarlo in quanto costruito in tutta fretta su una torretta fissa. Spegnere momentaneamente il raggio - magari per far dissipare parte dell'energia accumulata - si rivela essere troppo pericoloso in quanto se Ungharaf dovesse spostarsi fuori dalla portata di tiro del macchinario sarebbe impossibile immobilizzarlo nuovamente.
Diomira parla di Unghanei, che è rimasta ferma ai margini della piazza della città. I due corporativi accompagnano il gruppo per vederla da vicino ed analizzarla. Mentre Wallenban fa domande sul comportamento di Unghanei, dal presidio arriva l'acuto suono di un allarme, e dopo pochi istanti il ronzìo ed il raggio si interrompono bruscamente. Pare che i cavalcalupi che nei giorni precedenti hanno tentato inutilmente di attaccare il presidio siano riusciti in qualche modo a penetrare e fermare il macchinario.
Più in alto, tetri scricchiolii di roccia preannunciano il risveglio di Ungharaf...
Fine sessantanovesima puntata.
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