lunedì 14 novembre 2022

Le tre chiavi

Jungle Bridge by Connor Rigby

Tempio del guado, pomeriggio del 13° ahner pieno (11 settembre)

Giannunzio si mette subito al lavoro ispezionando i grossi blocchi raffiguranti un volto. Nota che negli occhi deve esserci un qualche meccanismo, mentre sopra ad ognuno c'è un incavo grande come un pugno, di forme differenti: rotondo, quadrato e triangolare.

Il disco sulla parete di destra ha delle incisioni ricorrenti, rappresentanti delle iscrizioni. Diomira esclude possano essere riferite ad una qualche divinità da lei conosciuta, e guardando bene nota che la ciclicità dei simboli è solo apparente: ogni ciclo contiene delle differenze sottili ma certamente intenzionali dal precedente.

Aileen scopre che sotto il pelo dell'acqua ci sono dei buchi di venti centimetri di diametro, due in direzione dell’edificio e altri due in direzione dell’esterno, questi ultimi sono otturati.

Bastiano, affascinato dalle figure geometriche della facciata, si allontana per avere una visione di insieme e riconosce un volto stilizzato in cui la porta rappresenta la bocca.

Wotan nel frattempo esamina nel dettaglio la porta e nota alcune piccole rocce trasparenti che con tutta probabilità rappresentano un meccanismo ad attivazione ottica per l'apertura. Inoltre si rende conto che non può essere un caso che questi sensori siano all’altezza degli occhi delle statue. Non capacitandosi di come ciò possa accadere, Wotan cerca inutilmente di ruotare e spostare i blocchi con i volti, finché Rodrigo non controlla accuratamente e conferma che i blocchi sono costruiti sul terreno, privi di rotaie o altri meccanismi per muoverli.

Si procede alla pulizia dell’area: dalle pareti vengono rimosse le radici, i canali di scolo vengono disostruiti e l'acqua viene fatta defluire. Le iscrizioni sulla ruota secondo Wotan rappresentano un calendario. Il deflusso dell'acquitrino mette in luce una grande quantità di detriti e fanghiglia tra i quali Rodrigo e Carenna rinvengono un antico scheletro umano in pessime condizioni.

Giannunzio ha una illuminazione e si chiede se l'oggetto sferico preso al Tempio del Naga sia delle stesse dimensioni di uno degli incavi sopra le grosse facce. Non solo Yelena pensa di sì, ma confessa che tale oggetto non è rimasto alla Corporazione come concordato, bensì è nascosto nel suo zaino su consiglio dell'ing. Bo Frontogru. Avvicinandosi all'incavo l'oggetto inizia a ronzare rumorosamente, e giunto a pochi centimetri le sfugge dalle mani per posizionarsi in una delle scanalature. Gli occhi della faccia si aprono emettendo una debole luce azzurra.

Risulta chiaro a tutti la necessità di altre due “chiavi”, probabilmente ubicate nei punti indicati dalla chiave stessa, tanto più che il tempio del guado ne risulta al centro. Cosa nasconderà di così importante questo tempio se per accedervi sono necessarie chiavi così distanti tra loro? Delle armi? La tomba degli eroi? O forse, come suggerisce Silvy, è la prigione di un'enorme creatura?

Si decide di mandare in ricognizione Nimrod, il fidato falco di Diomira. L'edificio si estende per alcune decine di metri e poi poggia in uno sperone roccioso che si alza di una decina rispetto alla costruzione. Il tetto è completamente invaso da alberi e vegetazione, tanto da renderlo indistinguibile dalla giungla circostante.

Bastiano decide di scalare la parete ed ispezionare accuratamente la parte superiore nella speranza che le radici abbiano aperto un varco. Lo accompagnano in questa ricerca Diomira, che lo raggiunge con un balzo innaturalmente alto, ed Aileen che sale aiutata da inquietanti tentacoli neri che le spuntano dalle spalle. Gli altri oramai sono abituati a tutto e non si stupiscono più di tanto.

L'ispezione si rivela infruttuosa, ma prima di scendere Aileen si accorge che anche nel centro del cortile, sebbene ancora nascosto dai detriti, si cela un volto stilizzato di cui le statue rappresentano gli zigomi ed il mento.

Una volta tornati di sotto, Bastiano effettua ulteriori ricerche nel punto di incontro degli sguardi delle statue. Sotto la melma percepisce delle scanalature nel terreno, ma non capisce se si tratta di incisioni o semplicemente la traccia tra due blocchi vicini. L'idea di ripulire il cortile viene subito accantonata a causa del tempo che una tale operazione richiederebbe.

Nel frattempo la fanghiglia ha iniziato ad asciugarsi emettendo un odore molto intenso, misto tra palude, torba e decomposizione.

Rodrigo propone di abbattere il portone a picconate. Diomira lo esamina e con tono grave ed oltremodo serioso dichiara "strane forze sono all'opera in questo luogo", tanto basta a Rodrigo per desistere dai suoi intenti.

Giunta la sera, si decide di preparare l'accampamento fuori dal cortile del tempio. L'indomani si partirà per il sito a sud, nella speranza che il fiume volga in quella direzione per impiegare meno tempo.

Tempio del guado, pomeriggio del 13° sener pieno (13 settembre)

Il giorno prima la compagnia ha dovuto abbandonare il fiume perché deviava ad ovest, e dopo un'altra giornata di cammino la strada viene sbarrata da un altro fiume, che scorre verso est in fondo ad un canyon di circa 20 metri.

Mentre si discute se cercare un passaggio a monte o a valle, Wotan vede a poca distanza un ponte di legno e corde parzialmente inglobato nella vegetazione. Sembra molto vecchio ed in disuso, ma anche abbastanza robusto da permettere il passaggio. Bastiano, assicurato ad una corda, decide di andare per primo, ma quando si trova a metà strada quattro cavalcalupi sbucano dall’altro capo del ponte e lo bersagliano di frecce avvelenate. Mentre i suoi compagni rispondono all'attacco, lui accecato dall'ira si libera dalla corda e si scaglia sui nemici con l'intento di catturarne uno - ed uno solo. Ha troppe domande sull'occhio e deve avere risposte a tutti i costi.

Appena giunto in corpo a corpo, però, scorge una strana figura metà umanoide e metà bestia delle dimensioni di un cavalcalupo. La figura batte a terra il suo bastone sibilando parole incomprensibili, e la zona rocciosa dove è ancorato il ponte si stacca dalla parete, precipitando. Bastiano con un colpo di reni evita l'ultima salva di frecce e si lancia in salvo; non altrettanto fortunati sono i cavalcalupi, che precipitano nel vuoto.

Bastiano cerca di raggiungere la strana creatura, ma questa è protetta dalla fitta vegetazione, e prima che lui possa metterle le mani addosso questa si dissolve come un'intreccio di radici che si ritirano nel terreno. Diomira, che era giunta in aiuto di Bastiano con uno dei suoi balzi, sarà l'unico altro testimone di questo evento oltre il combattente.

Passano alcuni minuti di silenzio interrotti dalle imprecazioni di Bastiano, che pur di raggiungerla avrebbe appiccato le fiamme alla giungla. Quando è ormai chiaro che non ci sarebbero state altre interazioni con i cavalcalupi si cerca un modo per attraversare il canyon.

Silvy si propone per scende lungo il ponte ed assicurare alcune corde all'estremità penzolante. Aileen, che può spostarsi nell'aria con l'aiuto di inquietanti tentacoli d'ombra, si occupa di trasportare a Diomira e Bastiano le cime. Infine Diomira dà sfoggio di un'impressionante energia nascosta e, trasfigurata nel volto dallo sforzo, riesce ad issare il ponte prontamente assicurato da Bastiano ad altri alberi della giungla.

Dopo poco il gruppo è dall'altra parte del canyon.

Fine quarantaduesima puntata.


Diario a cura di Bastiano
Revisione a cura di Ohmnibus
Immagine by Connor Rigby

Nessun commento:

Posta un commento