lunedì 22 maggio 2023

Il tempio del Dio del Sole

ROAD by 王 琛 (wangchen-cg)

Giungla di Tiwia, sera del 1° ahoer pieno (22 settembre)

Bastiano fa conversazione con Skidso per migliorare la sua conoscenza della lingua kragan. Scopre che creano piccoli gruppi famigliari e che le loro comunità sono composte da "una mano di mani" di individui. Le comunità sono guidate da un anghmara (ossia uno sciamano). Anche tra gli anghmara c'è una gerarchia, ed il loro capo è alla guida di tutti i clan. Le femmine kragan si distinguono dai maschi principalmente dalla coda tozza e lunga, è per questo che Skidso è convinto che il gruppo sia composto da soli maschi. La coda è un segno di debolezza, in quanto impedisce alle femmine di cavalcare i lupi, mentre i maschi non hanno problemi con la loro coda corta e sottile.

Quella dei kragan è una cultura guerriera. In passato hanno combattuto prima contro i hroak e poi tra di loro. Sembra ci sia stato uno scontro tra il clan delle tre paludi ed il clan del lago, ma poi gli scontri si sono interrotti perché sono arrivati gli animali giganti che hanno reso difficile i contatti tra i due clan.

Skidzo racconta di aver viaggiato molto più di ogni altro kragan e conosce i pericoli della giungla: parla dei cinquemani, delle bestie giganti e di strani alberi delle paludi che trascinano le prede all'interno del tronco per digerirle.

Nel frattempo Diomira si apparta per eseguire dei rituali. Quando torna la seguono quattro scimmie di differenti razze. Sembra che le scimmie che l'hanno seguita dal Tempio del Re Scimmia non fossero comuni animali ma incarnazioni di spiriti che ora sono al suo comando.

Giungla di Tiwia, mattino del 1° tehner pieno (23 settembre)

Si decide di risalire il fiume finché possibile per poi proseguire a piedi. Ed infatti dopo un paio di ore di risalita le sponde diventano molto ripide, e si decide di risalirle prima che la pendenza diventi eccessiva. Si sgonfiano quindi le barche per proseguire a piedi fino a superare la cascata. Inizia a piovere.

Terre brulle di Tiwia, mattino del 2° ahner pieno (25 settembre)

Dopo due giorni di pioggia e di alternanza tra tratti a piedi ed in barca si raggiunge una zona molto strana. La giungla lascia improvvisamente il posto ad una pianura di terra brulla e arsa dal sole. E' come se una colonna di luce squarci il cielo mentre alle spalle continuano incessanti le piogge battenti.

La voragine, primo pomeriggio del 2° tahner pieno (26 settembre)

Dopo un altro giorno di cammino si intravede dietro delle dune sassose una strana costruzione, due pareti triangolari di roccia che si elevano verso l’alto come due vele. Formano tra di loro un angolo di novanta gradi, ed i lati perpendicolari al terreno si fronteggiano come due guerrieri in posa di combattimento. Distano tra loro una decina di metri, e svettano per circa venticinque. I lati perpendicolari al terreno recano un'apertura a semicerchio, e le due aperture formano un grande cerchio di cielo su una tela di arenaria. Avvicinandosi si scopre che le "vele" sono erette in corrispondenza di un gigantesco pozzo largo quarantacinque metri e profondo almeno sessanta. Al centro della cavità si erige una colonna ottagonale di pietra scura che sembra in parte assorbire la luce ed in parte rifletterla. Sui fianchi delle "vele" delle claustrofobiche rampe di scale si immergono nella roccia per spuntare in corrispondenza di una piattaforma sospesa a circa cinque metri nella voragine. La piattaforma poggia su un lato interno della cavità, e nella parete corrispondente c'è un'enorme incisione di un volto stilizzato, simile in tutto e per tutto a quello nell'artefatto sferico. Da un lato (a sinistra osservando l'incisione) la passerella si interrompe nella parete arcuata, dall'altro scende in una larga rampa di scale che però si interrompe bruscamente dopo pochi metri.

Aileen si sente stranamente attratta dal fondo della voragine, che dalla posizione attuale non è possibile vedere a causa della distanza e delle ombre quasi innaturali.

Ad intervalli irregolari lungo quello che sembra un percorso a spirale verso il fondo ci sono dei tozzi  reggi-torcia di pietra con sopra un largo cristallo trasparente.

Il volto incute un certo timore reverenziale anche se è un semplice volto scolpito nella roccia. Secondo qualcuno potrebbe rappresentare il dio del Sole.

Diomira esamina meglio il cristallo e capisce che dentro di esso c'è uno specchio. Yelena realizza che si tratta di un "mezzo specchio" ed il cristallo serve per dividere in due un raggio di luce. Mentre stanno analizzando il cristallo si accorgono che questo reagisce alla vicinanza degli artefatti. Avvicinandoli il cristallo si solleva dalla sua posizione e si ferma a mezz'aria. In base alla posizione assunta dal cristallo Yelena stabilisce che i due raggi di luce rifratti si proiettano uno verso la colonna nera al centro ed uno al cristallo successivo. Controllando le traiettorie notano nel muro un piccolo buco di circa due centimetri di larghezza e profondità che dovrebbe rappresentare il punto di origine della luce, o forse il punto di arrivo. Forse i cristalli sono azionati da qualcosa che è sotto. Combinando la luce della torcia elettrica e quella emessa dagli artefatti, Diomira e Yelena riescono ad indirizzarla verso un cristallo. Il raggio di luce viene effettivamente riflesso verso il cristallo successivo, e con un rumore di rocce che sfregano tra di loro si estende dalla parete la successiva sezione della rampa di scale. Servirebbero  però almeno due torce e molta precisione per arrivare in fondo, dato che non appena si smette di proiettare il raggio di luce sul cristallo le rampe di scale si ritraggono nella parete.

Bastiano è divorato dalla curiosità e solo dopo che gli altri hanno fatto tutti questi esperimenti trova il coraggio di affrontare le rampe di scale che danno sulla piattaforma sospesa. Appena arrivato si distrae cercando ogni tipo di traccia. Scopre che un tempo doveva esserci un ponte che dalla passerella portava alla sommità della colonna nera. Il ponte deve però essere stato intenzionalmente smantellato, dato che gli alloggiamenti dei picchetti sono stati chiusi con pezzi di pietra opportunamente lavorati. Convinto che ci sia qualcosa sulla sommità della colonna importuna Diomira finché non la convince ad inviare Nimrod. Lo spirito dall'aspetto di rapace compie una manovra circolare dall'alto sopra la colonna e quando torna dalla sua padrona le comunica di aver visto inciso nella pietra nera il volto di un felino...

Fine cinquantaquattresima puntata.


Diario a cura di Bastiano
Revisione a cura di Ohmnibus

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