La voragine, sera del 2° tahner pieno (26 settembre)
La stanza è un cubo di venti metri le cui pareti ai lati dell’ingresso sono orientate apparentemente come le "vele" in superficie. Nella stanza si trovano due semi circonferenze composte da otto statue ciascuna, alte circa tre metri ed incise con lo stesso stile astratto delle incisioni viste finora. In una serie di statue è raffigurato il dio sole, nell'altra la dea luna. La stanza è attraversata da un raggio di luce così intenso da sembrare solido, che esce da un buco quadrato a cinque metri di altezza al centro della parete di sinistra e finisce contro il muro opposto. Di fronte ad ogni statua c'è una pietra leggermente rialzata che reagisce al peso. Tutte le statue sono orientate verso il centro della stanza, dove un pilastro di ossidiana si alza fino a pochi centimetri dal raggio luminoso. Nella parete di destra c'è un passaggio sbarrato da una lastra di pietra. Le pareti sono decorate in modo alternato da motivi che ricordano praterie e motivi che ricordano alghe.
Ai piedi del pilastro viene rinvenuto un prisma simile a quello che azionava le scale e che si rivela essere uno specchio. Quando viene posizionato da Nimrod sopra il pilastro il raggio di luce viene riflesso con precisione in un'altra apertura sopra la porta di pietra, che però resta chiusa.
Seguono diversi coraggiosi tentativi alla cieca per azionare le piattaforme senza però capire la logica del meccanismo quando un'intuizione di Carenna riporta tutti sulla giusta via: non si tratta di un calendario lunare come ipotizzava Bastiano, bensì una danza le cui statue ripropongono le posizioni principali. Azionando all'unisono le piattaforme opposte secondo il ritmo suggerito dalle statue si arriva a toccare la parete ai lati della porta. Dopo alcuni tentativi sfortunati (Carenna si sloga una caviglia) e rivelazioni inaspettate (Wotan ha il dono innato della danza), la porta si sblocca e lentamente si alza lasciando intravedere un altro corridoio. Il gruppo decide di festeggiare il successo accampandosi per la notte.
La voragine, mattino del 2° sener pieno (27 settembre)
Bastiano, preoccupato di avere sempre chiara la via di fuga da quel luogo soffocante, traccia con cura una mappa del luogo e intuisce così che si sta girando attorno al pozzo centrale.
Più lungo del precedente, il corridoio in totale misura sessanta metri, ma già dopo venti iniziano ad aprirsi innumerevoli nicchie in entrambi i lati ed al cui interno sono riposti dei vasi di arenaria o terracotta, ognuno di forma diversa dagli altri. In fondo al corridoio si apre un’altra stanza delle stesse dimensioni della precedente. Qui non ci sono statue, ma solo un obelisco di ossidiana, sempre al centro. Vi è incisa una rappresentazione della scissione di una figura umanoide in due parti distinte, una diventa il sole mentre l’altra una figura dai lineamenti felini. La stanza è debolmente illuminata da un raggio di luce che proviene da un foro sopra il passaggio da dove è arrivato il gruppo. Anche qui alla base dell'obelisco si rinviene un cristallo come i precedenti, ed anche questa volta Nimrod lo posiziona sopra l'obelisco, ma qui terminano le analogie: infatti il raggio di luce non viene semplicemente rifratto ma moltiplicato in cinque altri raggi di luce. Uno entra in un buco nella parete di destra, sopra un passaggio chiuso, gli altri quattro sono direzionati verso gli spigoli della stanza. In quel momento la terra trema e dal pavimento si sollevano quattro monoliti di ossidiana. Diomira, che casualmente era su uno di questi, cade rovinosamente a terra. Nel punto in cui la luce colpisce gli obelischi si trova una nicchia vuota e alle spalle di ciascuno c'è la raffigurazione di una scena.
Diomira chiede un momento di silenzio, e si concentra per decifrare il significato delle scene. Nella prima c'à il dio sole che sembra osservare dall'alto tante piccole figure umanoidi al lavoro nei campi. La seconda è simile ma al posto del sole c’è la figura felina e al di sotto gli umanoidi si trasformano in tentacoli. La terza è simile alla prima ma gli umani hanno le braccia alzate al sole alcuni piangono altri sono in ginocchio. L’ultima scena rappresenta il sole che con un gesto scuoia il felino e ne fa uscire la dea luna. La pelle del felino afflosciata a terra ricorda la raffigurazione già vista dietro al piedistallo a forma di ziggurat, ed inoltre secondo Yelena somiglia al profilo dell’isola di Tiwia.
La luce colpisce le nicchie tracciando delle forme i cui profili ricordano dei vasi. E' subito chiaro che il passo successivo è trovare i vasi corrispondenti, e tutti si mettono subito a cercare. Diomira è la più fortunata e per prima trova un vaso che corrisponde ad uno dei profili, ma quando sta per sollevarlo sente un "click", per cui si immobilizza. In quel momento l'improvvisa apparizione di uno scorpione da dietro un altro vaso fa piombare nel panico un Bastiano già duramente provato dalla sua claustrofobia. Nel correre verso l'uscita urta violentemente Diomira che cade portandosi dietro il vaso. In quell'istante si apre una botola sotto i suoi piedi, e solo grazie ai suoi riflessi riesce ad attivare un rituale che la fa saltare sul corridoio appena in tempo per evitare di restare intrappolata dalla botola che subito si è richiusa.
Bastiano è fuggito e le sue grida rieccheggiano lontane. Rodrigo gli corre dietro per controllare che non si faccia del male. I restanti tre vasi vengono individuati e raccolti, dopo che Wotan identifica una trappola che si attiva se non vengono sollevati contemporaneamente. Posizionati nelle rispettive nicchie degli obelischi, la porta si apre rivelando l'ennesimo corridoio che si perde nel buio.
Fine cinquantaseiesima puntata.
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