Tempio del guado, pomeriggio del 3° tahner calante (3 ottobre)
Bastiano avvisa Giannunzio che il suo piano non ha funzionato. Fortunatamente il campione non sembra avere intenzione di attaccare il tempio, ma con buona probabilità aspetterà che il gruppo si inoltri nella giungla. Skidzo riferisce di un cambiamento all’interno del tempio, dell’acqua fuoriesce dal pozzo e sembra che una sorta di pavimento sia stato spinto fino in cima alla piattaforma. La via di uscita è stata azionata, ma i compagni sono rimasti di sotto... preoccupati della loro sorte i tre decidono di salire sulla piattaforma e aspettare che ridiscenda verso il fondo. L'attesa è breve.
Bastiano fa di tutto per restare tranquillo, ma non riesce a trattenersi dall'alzare lo sguardo alla ricerca dell'unica luce proveniente dalla cima del pozzo. Quello che vede, però, è un piccolo cerchio bianco che si restringe fino a quasi sparire. Ingoiato dalla terra, viene colto da un intenso attacco di claustrofobia. Nel tentare una fuga impossibile aggredisce a graffi e calci entrambi i suoi compagni. A nulla valgono i tentativi di Giannunzio per far rinsavire il combattente.
Cuore del tempio, pomeriggio del 3° tahner calante (3 ottobre)
Silvy nell'attesa ispeziona le radici e trova una rarissima specie di muffa utile per la produzione di medicine. I tentativi di Carenna di accorciare le distanze con la older si scontrano con la di lei freddezza.
Gli altri, che si sono inoltrati nel corridoio laterale, arrivano in uno slargo cubico di circa cinque metri di spigolo. Sulla destra tre piedistalli con sopra altrettanti oggetti: una lancia spezzata, un arco senza corda ed una torcia consumata. Le armi degli eroi dell'isola. Alle spalle degli oggetti la parete reca delle incisioni con dei motivi geometrici che ricordano, rispettivamente, delle fiamme, il vento e delle nubi.
Diomira percepisce una forte aura arcana provenire dagli oggetti e capisce che questo potere è stato acquisito per via di qualcosa che si è verificato attorno a loro, o per come sono stati utilizzati.
Sulla parete opposta un'incisione occupa la parete nella sua interezza. Rappresenta Ungharaf circondato da montagne. Il suo occhio è chiuso e la figura delle nuvole è sopra la sua testa.
L'esplorazione è interrotta da un forte rumore proveniente dalla stanza principale: l'ingresso all'ascensore si è aperto e ne sono usciti Bastiano, Giannunzio e Skidso in una mischia furibonda. Libero dallo spazio angusto il westan si infiamma e scotta il guerriero, che finalmente si riprende. Dopo un momento di tentennamento sembra chiaro che la crisi sia stata superata, per cui si riprende l'ispezione del tunnel. Bastiano però resterà nella stanza principale, dove c'è più luce e più spazio.
Secondo Wotan il tempio è stato costruito in memoria degli eroi che hanno compiuto l'impresa. Giannunzio afferma che loro si trovano lì perché destinati ad essere i nuovi eroi. Secondo Diomira invece sono lì solo perché sono un gruppo di testardi tombaroli.
Dopo essersi accertata che non ci fossero trappole, Diomira prende la torcia. Nelle sue mani l'oggetto si rigenera, tornando ad essere integra, quindi avvampa emettendo una luce molto intensa. La sacerdotessa viene pervasa da un senso di euforia e completezza. Ora percepisce chiaramente un enorme potere nell'oggetto. Proclama sé stessa "La Portatrice di luce", e rimugina su quale possa essere un nome consono per l'artefatto.
Silvy osserva l'arco: non riconosce il legno con cui è stato costruito, ma sembra chiaro che l'oggetto abbia fatto il suo tempo: oltre a mancare del tutto la corda, il legno ha perso elasticità ed ha un aspetto molto fragile. Ma come per la torcia, non appena viene impugnato questo riacquista vigore ed una corda appare dal nulla. Non solo l'arma emana un'aura portentosa, ma la ragazza si accorge che incoccando una delle frecce magiche trovate al tempio delle scimmie avviene un qualche tipo di sinergia.
Wotan, un po' titubante, afferra infine la lancia. Questa si ripara sotto il suo sguardo, la punta smussata di ossidiana torna ad essere affilata come un rasoio, la sua oscura brillantezza assorbe e riflette la luce emessa dalla torcia di Diomira. Piume dai colori sgargianti - di creature che Wotan non riconosce - appaiono alla base della punta. Pur non essendo esperto il westan si rende conto che l'arma è molto leggera e maneggevole.
Rodrigo pretende di poter maneggiare la lancia, ma ci si rende conto che nelle sue mani torna nello stato in cui l'hanno trovata. Sembra chiaro che funzioni solo nelle mani di chi ha toccato per primo l'oggetto. Secondo Bastiano questo spiega il perché nelle incisioni ai piani superiori è rappresentata una moltitudine di persone che corre freneticamente verso la fossa.
Proseguendo l'esplorazione si giunge ad un vicolo cieco dopo circa venti metri. La roccia delle pareti sembra diventare più chiara man mano che si avanza, probabilmente perché il corridoio è stato allungato nel tempo.
Giannunzio si concentra sui volti rappresentati nei riquadri. Si accorge che sono rappresentati in tre stili differenti, probabilmente ad ogni stile corrisponde un gruppo etnico. Tra questi volti ne individua uno particolarmente somigliante al Re Scimmia, anche se manca della caratteristica corona. Wotan si accorge che la roccia entro i riquadri suona vuota, e si conviene che ognuno è una tomba. Sì ma di chi? Degli eroi? Dei custodi del luogo? Di quanti hanno superato la prova? O semplicemente di persone importanti?
A gruppi di due - tre persone si risale in superfice tramite l'ascensore idrico.
Tempio del guado, sera del 3° tahner calante (3 ottobre)
Dopo aver fatto una rapida ispezione, Wotan conferma quanto supposto da Bastiano: Grimock è lontano dal tempio ma probabilmente in una posizione che gli permette di sapere se il gruppo dovesse mettersi in movimento.
Mentre si prepara l'accampamento, Diomira, Silvy e Wotan cercano di capire di più sugli artefatti.
La torcia, ribattezzata da Diomira "Torcia divina" o "Luce di Tiretsu-keru", una volta attivata resta accesa per 24 ore, durante le quali chi la impugna può variare l'intensità della luce emessa. In questo periodo aiuta ad orientarsi nelle terre selvagge arrivando a dimezzare il tempo necessario per raggiungere una meta.
La lancia, oltre ad essere molto affilata, conferisce a chi la impugna la capacità di mettere in atto alcune tecniche di combattimento che obbligano l'avversario a mantenersi a distanza ed è in grado di infliggere ferite che causano gran sanguinamento.
Silvy non è altrettanto fortunata, e non riesce a capire quali sono le caratteristiche dell'arco.
Ad ogni modo sembra proprio che i nuovi oggetti dovranno essere usati presto: passata quest'ultima notte al riparo del tempio il gruppo dovrà rimettersi in cammino e sembra inevitabile un incontro con il campione dei cavalcalupi...
Fine sessantaquattresima puntata.
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