Fu così che tutta la città si mosse a compassione e anche i più nobili di rimboccarono le maniche ed aiutarono a sgomberare le strade dai calcinacci e a ricostruire le case che avevano subito danni. Altri si impegnarono a pagare le cure per coloro che erano rimasti feriti, altri ancora ospitarono coloro rimasti senza casa presso la loro abitazione.
Diogenes, insieme ai suoi seguaci, si impegnò a ripulire ed aiutare coloro che abitavano nei pressi dell’Insegna Grigia. La taverna non aveva subito danni, ma la strada per arrivarci era sbarrata. Mentre Diogenes e i suoi seguaci lavoravano, egli sentì che per la strada passavano due religiosi provenienti dal tempio. Questi presero a parlare nei pressi di dove si trovava il Maestro, parlavano di empietà, scelleratezza e mancanza di fede. Andarono avanti per qualche minuto fino a quando non si rivolsero direttamente a Diogenes: “Sono i debosciati e i miscredenti come te a creare queste sciagure. Il vostro offendere gli Dei, è quello a generare i terremoti. Se volete aiutare dovreste vivere una vita più retta.”
Diogenes, asciugandosi col dorso della mano una goccia di sudore dalla fronte, si voltò e sorridendo rispose: “Luminosi, perché insultate la mia intelligenza? Vi prego, prendetevela soltanto con me, ella non ha colpe.”
Si voltò e ritornò al suo lavoro.
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