In quel tempo, Diogenes aveva declamato un’orazione nella pubblica piazza, e si era recato alla Locanda dei 5 coltelli per ricevere i meritati complimenti e dare sollievo alla sua gola secca con un po’ di vino.
Mentre brindava con i suoi seguaci e altri ammiratori, un commerciante emerse dalla folla e, con sguardo severo e fare prepotente, apostrofò il Maestro: “Vi sento sempre parlare; ovunque e di ogni argomento. Eppure voi non conducete nessuna attività profittevole per voi o per la comunità, non avete nessun ruolo nell’amministrazione cittadina, né all’interno della Corporazione. Siete solo un annoiato, indifferente a quello che gli accade attorno, che si autodefinisce filosofo per darsi un titolo che non esiste. Nelle vostre orazioni non spiegate mai nulla, non proponete mai soluzioni ai problemi che descrivete. Dov’è l’utilità in tutto questo?”
Tutti i presenti rimasero in silenzio, osservando Diogenes in attesa di una sua replica, che non tardò molto ad arrivare, una volta che il Maestro ebbe sorriso come solo lui sa fare: “Vedi amico mio, la filosofia non ha nulla a che fare con lo spiegare, o con il risolvere. Si tratta di provare, e descrivere, ciò che ci circonda; in fin dei conti si tratta di indifferenza perspicace. Se quindi io sono così indifferente come sostieni, allora sono il più grande dei filosofi.”
Diogenes alzò il calice e tutti bevvero alla salute degli indifferenti.
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